Non esiste un modo facile di descrivere l’intensità dell’opera prima di Anna Giurickovic Dato. La figlia femmina è infatti un libro sorprendente da infiniti punti di vista.
La grazia con cui viene affrontato un tema così importante rappresenta senz’altro la sorpresa più grande, come lo è l’incredibile maturità stilistica di una scrittrice alle prime armi. Quando leggi la figlia femmina capisci davvero cosa vuol dire avere talento per la scrittura, perché è un libro che ti rapisce dalla prima all’ultima pagina ed è difficile metterlo da parte se non si riesce per impegni vari a leggerlo tutto d’un fiato. La storia della famiglia di Maria è prima di tutto una storia di grande solitudine e grande sofferenza, il personaggio più complesso è quello della madre, Silvia, incapace di vedere cosa accade davanti ai suoi occhi. Nonostante tutti i segnali che le arrivano, Silvia non riesce a prendere una decisione o ad avere un’opinione diversa da quella del marito e a pagarne il prezzo più caro è proprio Maria, la loro piccola unica bambina. L’autrice riesce a non essere mai scabrosa e a scavare nell’animo umano descrivendo abilmente i rapporti e la psicologia delle relazioni umane più primordiali.
Acclamato dalla critica, candidato al premio strega 2017, La figlia femmina è edito da Fazi, come il suo ultimo romanzo, Il grande me, uscito lo scorso settembre, che non vediamo l’ora di leggere.
